L’excursus rende palese un’evoluzione prevalentemente fondata su leve di natura tecnica e organizzativa della manutenzione. Solo più di recente, nel caso della tele-manutenzione, il cambiamento dei processi è basato sul ruolo importante delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Oggi il passo è accelerato e l’ICT sta diventando una leva del cambiamento sempre più importante. Sembra cioè che i ruoli si stiano invertendo, non è più dall’organizzazione, ma è dalle tecnologie che è indotto il cambiamento. Così, dall’impiego di tecnologie avanzate (Internet, sensori smart, …) deriva la possibilità di sviluppare nuove soluzioni organizzative.
In continuità con le prime esperienze di tele- manutenzione, lo sviluppo tecnologico potrà essere una leva primaria per forme evolute di esternalizzazione, con maggiori potenzialità per la presenza di piattaforme di collaborazione tra gestori di impianto e fornitori di servizi di manutenzione, comprendendo anche i costruttori. La fornitura di servizi di manutenzione con responsabilità sul risultato rimarrà un tema delicato per la necessità di progettare la soluzione organizzativa più adeguata al caso. Ciò nonostante, il gestore degli asset potrà pensare alla possibilità di contratti basati sulle prestazioni garantite dal fornitore sempre più controllabili grazie al supporto tecnologico.
Gli sviluppi tecnologici potranno anche essere una leva per innovare approcci tradizionalmente interni all’azienda, come è il caso del TPM. Una delle principali caratteristiche del TPM è lo sviluppo di un programma di manutenzione “operatore-centrico”, non solo per effetto della distribuzione dei compiti operativi di manutenzione ma anche per la raccolta di dati continuativa, al fine di ridurre – nel ciclo di miglioramento dell’OEE – sprechi, difetti e fermi marcia. Un assetto maturo oggi per il TPM è tipicamente caratterizzato dalla presenza di moduli di manutenzione nei sistemi ERP, CMMS e MES “ragionevolmente” integrati (es. integrazione tra ERP e MES). Ancora oggi, però, le carenze di integrazione, sia per la comunicazione dei dati dal campo che per l’intelligence nell’analisi dei dati stessi, sono “coperte” dalla presenza dell’operatore. Domani sarà ancora centrale la figura dell’operatore che, a differenza di oggi, potrà concentrarsi maggiormente su attività a valore aggiunto, con il supporto di strumenti tecnologici avanzati per la gestione del dato nel ciclo di vita dell’asset e per la conversione dei dati registrati nei macchinari in informazioni sul loro stato di salute.
Guardando ai prossimi anni, le tendenze più importanti che cambieranno i processi sono, quindi, la digitalizzazione grazie al paradigma portato da Industria 4.0 e l’Asset management che spinge a potenziare il coinvolgimento della manutenzione nel ciclo di vita degli asset. In questo quadro, si può guardare anche sotto una nuova luce il problema di gestire le strutture del costruito, fatte di asset presenti nel patrimonio sia industriale che non: è il tema di quello che tradizionalmente è compreso nell’ambito del facility management. Per questo abbiamo pensato di introdurre una rubrica sul tema, a cura della collega Cinzia Talamo che ringrazio.
In conclusione, è evidente che il cambiamento dell’area manutenzione non è un fatto di mera tecnica, è un tema di natura gestionale ed organizzativa, e, d’altra parte, deve essere in accordo con gli obiettivi del business aziendale.
Inoltre, il peso delle nuove tecnologie sta crescendo: per questo è opportuno avere una visione strategica, di lungo termine. Credo che questo sia l’aspetto più importante. Il resto viene da sé.